martedì 16 marzo 2010

IL PRECARIATO: CUI PRODEST?

IL PRECARIATO: CUI PRODEST?

AI DOCENTI?

Sembra ormai quasi una tappa inevitabile nell'iter personale di ciascun insegnante, un periodo più o meno lungo, probabilmente lunghissimo: quasi si trattasse di una “gavetta” necessaria per accedere a chissà quali livelli stipendiali, chissà quali qualifiche, chissà quali prestigiosi e remunerati incarichi. Nulla di tutto questo. Si fa la fila, scarpe rotte eppur bisogna andar, per anni interminabili, nell'attesa semplicemente di un'assunzione che non sia “da- settembre-a-giugno-e-poi-chissà”, che possa consentire di contare su uno stipendio sicuro, di fare progetti. Si vive appesi allo scorrimento delle graduatorie, si collezionano master, titoli e titoletti che diano punteggio, neanche fossimo al supermarket dell'istruzione. E ci si sente inevitabilmente sviliti. SONO ANNI CHE VENGONO LETTERALMENTE RUBATI, dal momento che non equivalgono ad una sorta di “apprendistato”, essendo migliaia di docenti in passato entrati in ruolo tramite concorso senza aver fatto neppure un'ora da precari. Giustamente: la laurea e l'abilitazione (il concorso prima, la SSIS poi) dovrebbero essere la condizione necessaria e sufficiente per poter essere assunti.

AGLI STUDENTI?

Stando alla loro opinione, NON ESISTE NULLA DI PIÙ DESTABILIZZANTE DEL CONTINUO CAMBIO DEGLI INSEGNANTI, dei salti annuali da un metodo all'altro, dei continui cambiamenti dei punti di riferimento. Lo ripetono quotidianamente.
Si fa un gran parlare del generale peggioramento della scuola, si citano i risultati deludenti degli studenti italiani secondo presunte rilevazioni oggettive, si lamentano le rovinose cadute sotto il profilo disciplinare...CI SI È MAI CHIESTI SE, per esempio, PROPRIO QUESTA MANCANZA ASSOLUTA DI CONTINUITÀ NON SIA ALLA BASE DEL TANTO LAMENTATO ABBASSAMENTO DI LIVELLO QUALITATIVO?
Il precariato dei docenti, infatti, colpisce tutti gli studenti italiani. Con un 15% di insegnanti precari, ciascuno studente è destinato ad avere avvicendamenti forzati nelle docenze.
Inoltre, va considerato il fatto che LA DISTRIBUZIONE DEI PRECARI NON È OMOGENEA e quindi vi sono sezioni e, a volte, intere scuole (soprattutto di provincia) che si reggono quasi integralmente sul lavoro di personale a tempo determinato.
La situazione è particolarmente grave per gli studenti con bisogni educativi speciali, che avrebbero ancor più diritto a docenti di sostegno stabili, mentre i precari sono circa la metà del totale.


...ALLORA PER CHI È CONVENIENTE UN SISTEMA CHE NUOCE SIA AI LAVORATORI SIA AGLI UTENTI DELLA SCUOLA?

Chiaramente per il governo. Lo sfruttamento massiccio dei lavoratori precari nella scuola CONSENTE DI RISPARMIARE allo Stato, assumendo solo personale strettamente necessario per il tempo strettamente necessario, senza pagare il periodo estivo e gli scatti di anzianità.
La condizione sempre più selvagge dell'universo precario consentono di proporre incarichi indegni di tale nome, con cattedre spezzate su più scuole, spesso senza puntualità nella retribuzione e a volte senza nemmeno la garanzia della stessa in tempi accettabili.

Inoltre, i suddetti meccanismi malati della precarietà arricchiscono consorzi interuniversitari che propongono master di dubbio livello e corsi di perfezionamento a pagamento.


IL PRECARIATO E I TAGLI

Il personale precario è anche quello che subisce l'effetto delle sforbiciate al bilancio di Tremonti &c.
I tagli al personale, infatti, riguardano i docenti precari a cui, a fronte del mancato rinnovo del contratto, non viene garantito altro che l'inserimento in una ulteriore graduatoria, detta “prioritaria”.


QUALCHE CIFRA...

Nell'anno scolastico 2008/2009 i docenti precari, pari al 15,66% del totale, erano 130.835, cioè 36.380 in più rispetto al 2001/2002.
Nel frattempo, i docenti di ruolo sono scesi di 29.302 unità. La situazione è particolarmente grave nella scuola secondaria di primo grado (quasi il 21% di docenti precari) e di secondo grado (18%).
Per quanto riguarda il sostegno, i docenti precari sono il 43,80% del totale.

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